Come scegliere il materassino da carp fishing
Come scegliere il materassino da carp fishing

Il materassino di slamatura è il simbolo del carp fishing. Vediamo insieme come scegliere quello giusto per proteggere al meglio le nostre prede, insieme con tutti gli accessori a esso collegati.

 

La cura delle prede è il pilastro su cui si basa il carp fishing: rilasciare la carpa senza averle fatto subire danni è la missione che ogni carpista deve conseguire.

 

Proprio per questo sul mercato troviamo diversi prodotti che ci aiutano a proteggere tutte le catture, dalla guadinatura al momento del rilascio. 

 

Partendo dal materassino, vediamo insieme le caratteristiche principali di ogni strumento per il carp care, come lo definiscono gli inglesi.  

 

MATERASSINO DI SLAMATURA

Ha il compito di proteggere la carpa nel momento in cui la tiriamo fuori dall’acqua, sia dagli urti, sia dalla privazione del muco a causa del contatto con superfici secche e ruvide, come possono essere pietre, ghiaia o erba secca.

Le caratteristiche di un buon materassino da carp fishing sono queste:

 

- Imbottitura: deve essere generosa, o per lo meno sufficiente a sorreggere il peso di una carpa di grande peso;

- Dimensioni: più il materassino è ampio, più la carpa è al sicuro. Ovviamente, a maggiori dimensioni corrisponde maggior ingombro, ma per la salute del pesce possiamo ben sopportare qualche “fatica” in più;

- Materiale: il materassino deve essere in tessuto liscio, non ruvido, in modo che il muco del pesce, fondamentale per la sua salute, rimanga al suo posto.

 

Già con queste tre caratteristiche ci siamo fatti un’idea di quello che dovrebbe avere un buon materassino da carp fishing. 

 

Approfondiamo ancora una volta il tema delle dimensioni perché è importante. 

 

Se peschiamo in un ambiente che contiene grosse carpe, per intenderci dai 15 chili in su, è importante che il mat (abbreviazione molto comune) abbia dimensioni generose

 

Almeno un metro di lunghezza è fondamentale per assicurarci la tutela totale.

 

Ricordiamoci che più sono grossi, più i pesci sono delicati, e la nostra negligenza o “pigrizia” nel non voler portare a pesca un materassino di pezzatura adeguata potrebbe provocare la morte di esemplari molto belli. 

 

Non importa che si sia neofiti o super-esperti: è importante che il materassino protegga le nostre catture. Tutte.

 

TANTI MODELLI PER OGNI NECESSITA'

Analizziamo ora i tipi di materassino presenti sul mercato, spiegandone pregi e difetti.

 

- Materassini classici: si caratterizzano per l’essere piani, senza sponde. Il tessuto è in genere nylon spalmato. Le dimensioni possono variare a seconda del modello e dell’impiego. Quelli da stalking, ovvero per le sessioni rapide, in movimento, alla ricerca del pesce, sono in genere arrotolabili, quindi di facile trasporto. In condizioni normali, consigliamo materassini grandi almeno 100 x 70 centimetri;


 

- Materassini classici con imbottitura galleggiante: identici ai quelli sopra, ma imbottiti con palline di polistirolo o di spugna galleggiante. Sono piani ma, grazie al gioco delle imbottiture, hanno le sponde leggermente rialzate e proteggono meglio il pesce. Sono molto bene imbottiti, quindi tra i più sicuri in caso di caduta accidentale del pesce, e galleggiano: l’ideale per chi ama fare le foto delle catture direttamente in acqua;

 


- Materassini a piscina: sono i materassini di forma ovale o rettangolare dotati di sponde. Alcuni li chiamano “coccodrilli”, dal nome di uno dei primi materassini di questo tipo immessi sul mercato anni fa. Quelli a piscina sono tra i materassini più usati perché non sono ingombranti e permettono di gestire bene il pesce anche quando si è da soli. Possono essere infatti chiusi nella parte superiore per intrappolare la preda e preparare la macchina fotografica per l’autoscatto. Ultima caratteristica fondamentale: grazie alle maniglie, fungono anche da sacca di pesatura e agevolano molto il rilascio del pesce, soprattutto in zone con forte pendenza;


- Cradle e culle: i più moderni. Stanno lentamente monopolizzando il mercato per un semplice motivo: sono i più sicuri in assoluto per le carpe perché, essendo montati su un telaio, tengono il pesce sospeso, lontano dal terreno. La carpa può dimenarsi e saltare, ma non tocca mai il suolo, non corre quindi il rischio di farsi male. Alcuni modelli sono privi di rete sul fondo, quindi possono essere riempiti d’acqua per rendere meno spiacevole la permanenza della preda sul mat. Hanno essenzialmente due difetti. Primo, sono più ingombranti e pesanti dei materassini normali; secondo, rendono un po’ difficoltoso il rilascio senza l’uso di una sacca di pesatura (che vediamo in un prossimo paragrafo). Nonostante questo, sono la scelta prediletta dei cacciatori di grandi carpe e molti laghi a pagamento li stanno rendendo obbligatori grazie alle loro qualità.

 

Dopo aver visto i materassini, che sono gli strumenti più importanti per la cura del pesce, passiamo agli accessori.

 

SACCHE DI PESATURA

In inglese le troviamo sotto il nome di sling. Sono le sacche che hanno il compito di permetterci di pesare il pesce con precisione e sicurezza, senza farlo cadere a terra. 

 

Esistono diversi modelli di sacche di pesatura, eccoli presentati uno per uno con la relativa descrizione:

 

- Sling classici: sono semplici sacche, in nylon spalmato o in rete, dotate di maniglie, che vanno applicate alla bilancia al momento della pesatura. Minima spesa, buon risultato;

 

- Sling a stecche: in rete o in nylon, nascono per facilitare, oltre che le operazioni di pesatura, anche quelle di rilascio. Il compito delle stecche è quello di tenere il tessuto teso, in modo che il corpo del pesce rimanga sempre dritto, lineare, e non si pieghi innaturalmente sotto il peso della gravità (che una carpa, in acqua, sente molto meno rispetto a fuori!);

 

- Sling a stecche galleggianti: sono le sacche più moderne e in genere sono composte in parte da rete e in parte da nylon. Oltre ad avere la funzione di sacche di pesatura, possono essere usate anche come sacche di mantenimento (se dotate di rete): grazie alle stecche galleggianti, possiamo custodire per qualche ora il pesce in acqua in tutta sicurezza, lasciandolo nel suo ambiente senza farlo sentire troppo costretto.

 

Materassini a culla e sacche di pesatura a stecche sono, al giorno d’oggi, una combinazione quasi obbligata perché le sacche di pesatura suppliscono al principale difetto dei materassini a culla, ovvero la difficoltà nel rilascio del pesce. 

 

Poggiando la sacca aperta sul materassino, slameremo il pesce, lo peseremo, lo fotograferemo e lo rilasceremo senza fargli subire alcun trauma. 

 

Il rilascio, in particolare, è agevolato dalle sacche a stecche: basta poggiare la sacca sull’acqua, aprire delicatamente le stecche e la preda ritornerà da sola nel suo ambiente naturale.

 

SACCHE DI MANTENIMENTO

Hanno la funzione di trattenere il pesce per un po' nel suo ambiente naturale provocandogli meno danni possibili in attesa delle foto. 

 

L’impiego principale delle sacche di mantenimento è quello notturno: si infila il pesce nella sacca in caso di cattura col buio per fotografarlo poi la mattina con la luce. 

 

Le sacche di mantenimento sono fatte in genere di rete sintetica, in modo che l’acqua possa entrare e uscire liberamente all’interno.   

 

DISINFETTANTI

Vengono venduti in piccole boccette e vanno impiegati essenzialmente per proteggere le catture dalle infezioni provocate dal nostro amo o da urti contro gli ostacoli. 

 

L’applicazione dei disinfettanti, a seconda dei tipi di disinfettante, avviene attraverso piccole stecche di cotone oppure direttamente dalle boccette, se queste presentano un dosatore. 

 

I disinfettanti sono importanti per proteggere anche i punti in cui le scaglie dei pesci sono saltate via, o per urti contro gli ostacoli o per nostra distrazione.

 

WEIGH TRIPOD E MANIGLIE

Sono accessori degli accessori. I weigh tripod sono treppiedi telescopici dotati di gancio a cui applicare la bilancia ed effettuare una pesatura sicura e precisa (soprattutto non faticosa per la nostra schiena). 

 

Le maniglie hanno lo stesso compito, ma hanno una forma ergonomica per un’impugnatura salda.

 

Una volta visti gli accessori, ecco qualche consiglio pratico per non fare del male alle carpe quando le abbiamo catturate:

 

- Quando le solleviamo dall’acqua con il guadino, controlliamo sempre che le pinne non siano impigliate nella rete;

 

- Mai fare le foto in piedi: se il pesce cade da altezza uomo subisce gravi danni, anche se sotto c’è il materassino;

 

- Teniamo sempre bagnata la cute delle nostre catture rovesciandogli acqua addosso mentre sono fuori dall’acqua e bagniamo sempre le mani prima di toccarle;

 

- Togliamo dai polsi orologi e braccialetti di metallo prima di fare le foto, perché possono rovinare la pelle del pesce;

 

- Teniamo fuori dall’acqua ogni cattura il meno possibile;

 

- Quando rilasciamo la carpa, riossigeniamola per bene tenendola in acqua per la coda e muovendola avanti e indietro;

 

- Se decidiamo di usare la sacca di mantenimento, lasciamo il pesce al suo interno per il minor tempo possibile e assicuriamoci di piazzare la stessa in un punto dello specchio d’acqua con buona profondità

 

In caso di vento, stiamo attenti alle onde e alla corrente che potrebbero far sbattere la preda intrappolata nella nostra rete contro la sponda.

 

SportIT.com

Riproduzione Riservata

Paolo

 

Nella culla avevo una sciarpa di Hateley, attaccante del Milan, e una canna da pesca Cendret, regali rispettivamente di mio padre e di mio nonno.

 

La pesca è la mia vita dal momento che, conseguita la laurea specialistica nel 2007, ho iniziato subito la gavetta nel mondo editoriale presso varie testate come Carp Fishing Magazine, Le Vie della Pesca, Pescare, Pescare Carp Fishing, Il Pescatore d’acqua dolce e Carp Fishing Mania, Carp Fishing Top.

 

Ho iniziato a pescare le carpe nel 1999 all’Idroscalo di Milano e subito nella difficile “palestra” che era il Lago di Pusiano, dopo aver praticato un po’ tutte le tecniche, e più in particolare lo spinning al bass (che faccio tutt’ora).

 

Vivo il carp fishing come una passione e non un’ossessione: dopo anni passati a pescare in grandi laghi oltre 80 notti l’anno, oggi adoro le pescate rapide in posti piccoli e inaccessibili.

 

Adoro il carp fishing perché è la mia “medicina senza effetti collaterali”: mi permette di respirare la pesca come una sfida positiva con me stesso stando a contatto con la natura.

 

Oltre a rod pod, boilie e rig. l’altra mia passione è il basket. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili a Paderno Dugnano e oggi gioco (e alleno) in una squadra a livello Csi/UISP.

 

Sono tifoso dei Chicago Bulls, penso che Derrick Rose senza infortuni sarebbe potuto diventare il più grande giocatore di basket della storia, impazzisco per il gioco di Goran Dragic e in Italia ho una forte simpatia per l’Olimpia Milano e, in passato, per la Virtus Bologna.

 

Da piccolo dormivo con la foto di Danilovic sul comodino. Il calcio giocato l’ho solamente sfiorato, con somma tristezza di mio padre, ex giocatore Pro Sesto: il cuore rossonero, però, quello batte ancora forte…

 

Nella culla avevo una sciarpa di Hateley, attaccante del Milan, e una canna da pesca Cendret, regali rispettivamente di mio padre e di mio nonno.

 

La pesca è la mia vita dal momento che, conseguita la laurea specialistica nel 2007, ho iniziato subito la gavetta nel mondo editoriale presso varie testate come Carp Fishing Magazine, Le Vie della Pesca, Pescare, Pescare Carp Fishing, Il Pescatore d’acqua dolce e Carp Fishing Mania, Carp Fishing Top.

 

Ho iniziato a pescare le carpe nel 1999 all’Idroscalo di Milano e subito nella difficile “palestra” che era il Lago di Pusiano, dopo aver praticato un po’ tutte le tecniche, e più in particolare lo spinning al bass (che faccio tutt’ora).

 

Vivo il carp fishing come una passione e non un’ossessione: dopo anni passati a pescare in grandi laghi oltre 80 notti l’anno, oggi adoro le pescate rapide in posti piccoli e inaccessibili.

 

Adoro il carp fishing perché è la mia “medicina senza effetti collaterali”: mi permette di respirare la pesca come una sfida positiva con me stesso stando a contatto con la natura.

 

Oltre a rod pod, boilie e rig. l’altra mia passione è il basket. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili a Paderno Dugnano e oggi gioco (e alleno) in una squadra a livello Csi/UISP.

 

Sono tifoso dei Chicago Bulls, penso che Derrick Rose senza infortuni sarebbe potuto diventare il più grande giocatore di basket della storia, impazzisco per il gioco di Goran Dragic e in Italia ho una forte simpatia per l’Olimpia Milano e, in passato, per la Virtus Bologna.

 

Da piccolo dormivo con la foto di Danilovic sul comodino. Il calcio giocato l’ho solamente sfiorato, con somma tristezza di mio padre, ex giocatore Pro Sesto: il cuore rossonero, però, quello batte ancora forte…

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