Non sai come scegliere l'amo giusto per la tua pescata? Leggi le prossime righe, questa è la guida per scegliere l'amo da Carp Fishing!
Le montature, e più in particolare i terminali, sono tra gli argomenti più discussi tra i carpisti. Del resto, non è difficile capire il perché: da ciò che attacchiamo al termine della lenza dipende il risultato della nostra pescata.
E l’amo, in questo senso, è l’elemento più importante perché è l’accessorio che ci permette di “fare nostra” la preda: se l’amo si rompe perché sottodimensionato, oppure se sbagliamo il rapporto tra questo e l’esca, il risultato è il cosiddetto “cappotto”.
Cercheremo di sviscerare l’argomento partendo dalla presentazione degli elementi che “descrivono” un amo, in modo che il neofita possa acquistare il prodotto conoscendo bene tutte le caratteristiche sul mercato, per poi descrivere come scegliere l’uncino in base all’esca e, infine, fare esempi pratici in cui molti pescatori potranno riconoscersi.
GLI ELEMENTI FONDAMENTALI
In genere, per descrivere un amo si utilizzano alcuni punti di riferimento che, confrontati, ci permettono di distinguere un modello dall’altro. Sono questi:
- Occhiello: è la “parte alta”, ovvero il punto in cui si fa il nodo per congiungere la lenza all’uncino stesso;
- Gambo (o schiena): in inglese “shank”, è il tratto che va dall’occhiello all’inizio dell’incurvatura;
- Curva: è quella che dà la forma vera e propria all’amo, ovvero la “piega” del metallo;
- Punta;
- Ardiglione: piccolo “baffo” di metallo che permette all’amo di fissarsi nella bocca della preda. Alcuni modelli di amo sono “barbless”, ovvero senza ardiglione;
- Gola: è l’area che si forma se tiriamo un’ipotetica riga in linea retta tra la punta e la schiena dell’amo;
- Filo: è lo spessore del metallo con cui è realizzato l’amo;
- Sezione: è la forma del filo di metallo con cui è realizzato l’amo;
- Colore: gli ami da carp fishing in genere non sono “nudi” ma vengono ricoperti da speciali vernici che li rendono opachi. E anche il colore può cambiare per aumentare l’effetto mimetico sul fondale;
Analizziamo, ora, uno per uno, gli elementi e le varianti degli stessi che troviamo sul mercato.
OCCHIELLO
I primi ami da carp fishing avevano l’occhiello in linea con la schiena dell’amo, e venivano definiti “a occhiello dritto”. L’evoluzione della tecnica negli anni e alcune necessità specifiche hanno portato a tre categorie ben definite.
Amo a occhiello dritto: un “classico” che non tramonta mai, con l’occhiello in linea perfetta con la schiena. Per chi inizia è l’amo ideale perché ci permette di fare tutto, dai rig semplici a quelli più complessi (in cui possiamo modificare la forma dell’amo con tubicini di silicone e termorestringenti). Gli uncini a occhiello dritto possono presentare forme diverse, in base alla lunghezza della schiena e alla curva;
Amo a occhiello rivolto verso l’interno: sono tra i più usati perché l’occhiello piegato verso la punta favorisce la rotazione della punta verso il basso nel momento in cui il pesce aspira l’esca. I modelli si differenziano per il grado della piega: si passa in genere dai 5 gradi fino a un massimo di 15;
Amo a occhiello rivolto verso l’esterno: vengono usati solo in condizioni particolari, ovvero quando si impiegano terminali in fluorocarbon o quando si vogliono realizzare i chod rig. Infatti, dal punto di vista dell’abboccata, l’amo a occhiello rivolto verso l’esterno acquista efficacia solo se “aiutato” da un terminale rigido.
SCHIENA
Anche in questo caso possiamo semplificare la spiegazione ricorrendo a tre categorie:
Gambo corto: tra la punta e l’occhiello lo spazio è pochissimo. I modelli da carp fishing con questo tipo di schiena vengono impiegati solo per realizzare rig specifici;Gambo medio: i più utilizzati perché più versatili. Si possono usare sia per finali con hair rig fisso sia per finali con hair rig montato su anellino scorrevole;
Gambo lungo: in inglese, “long shank”; sono ami molto particolari che hanno il pregio di “girare” molto velocemente non appena il pesce aspira l’esca, ma hanno come difetto la debolezza nella tenuta durante il combattimento.
CURVA
Difficile catalogare tutti i tipi di curva disponibili in commercio. La curva dell’amo è in stretta relazione al gambo e alla gola: infatti, è proprio grazie alla curva se l’amo ha una determinata “forma”.
Per esempio, una curva stretta è sempre relazionata a un gambo lungo e a una gola poco profonda (i cosiddetti ami “long shank” che abbiamo descritto qualche riga fa), mentre una curva ampia ha più a che fare con ami a gambo corto e dalla gola profonda.
Piccola nota: in commercio esistono ami dalla curva “squadrata”, utilizzati in quelle situazioni in cui la velocità di rotazione e presa nella bocca del pesce devono essere assolute.
PUNTA
Decisiva, perché è ciò che ci fa “incannare” il pesce. Premesso che dobbiamo controllarla prima di ogni lancio, in commercio troviamo ami con punte molto diverse tra loro.
Ci sono ami a punta dritta, che sono i più diffusi e “allround”, e ami con punta piegata verso l’interno, in genere abbinata un gambo medio e a un occhiello rivolto verso l’interno.
Per quanto riguarda la sezione, anche in questo caso ci sono differenze: se guardiamo la punta dell’amo di profilo ci possiamo rendere conto che non tutte sono perfettamente rotonde, ma alcune hanno sezione piatta e altre a “lama di coltello”, con una piccola sporgenza che rende ancora più “micidiale” la penetrazione.
ARDIGLIONE
Più è grosso, migliore è la presa nella bocca del pesce. Ma, al contempo, un ardiglione grosso riduce il potere penetrante dell’amo.
In una tecnica in cui il pesce “abbocca da solo” è fondamentale che l’amo penetri il più velocemente possibile. Ecco perché la maggior parte degli ami da carp fishing presenta un ardiglione piccolo, o addirittura micro (MB – micro barb).
Gli ami barbless non hanno l’ardiglione e, in alcuni spot di pesca a pagamento, stanno diventando obbligatori perché fanno meno danni alla bocca del pesce e soprattutto, in caso di incaglio della preda negli ostacoli, questa si può liberare molto più facilmente.
Se usiamo ami senza ardiglione il segreto è uno solo: nel combattimento, mantenere trazione costante del filo, dalla ferrata alla guadinatura.
GOLA
Strettamente correlata al gambo e alla forma è la gola. Ci sono ami a gola ampia, che sono scelti dai carpisti che vogliono un amo che faccia presa “subito” nella bocca del pesce, e ami a gola stretta, che, rispetto ai primi, sono un po’ più solidi.
A parità di filo dell’amo, più la gola è ampia più l’amo è debole, soprattutto se, a penetrare nella bocca del pesce, è solo la punta.
Si crea infatti una forte leva che si scarica proprio tra punta e curva dell’amo, e questo può portare alla rottura dell’amo. Tuttavia, un amo a gola profonda ben piantato nella bocca del pesce è praticamente “inslamabile”…
SEZIONE
È un aspetto non troppo considerato nel carp fishing, quindi ci soffermeremo poco. Basti sapere che gli ami possono avere una sezione rotonda o squadrata: tutto dipende dalla “forma” del metallo piegato per realizzare l’amo. Dal punto di vista dell’efficacia, non ci sono differenza sensibili tra un amo a filo rotondo e un amo a filo squadrato, nonostante ci siano carpisti che pescano esclusivamente con i secondi.
COLORE
È diventato importantissimo negli ultimi anni. Se, una volta, il carp fishing si faceva con ami “normali”, ovvero di metallo lucido, oggi non è più così. Il 90 per cento degli ami in commercio è “coated”, ovvero ricoperto di vernici opache che eliminano i riflessi della luce che sbatte contro il metallo.
Questo aiuta a rendere ancora più camuffato sul fondale l’uncino, soprattutto quando parliamo di basse profondità e acque limpide.
Alcuni modelli di amo non si fermano al trattamento opacizzante: la vernice utilizzata ha tonalità tendenti al grigio, al verde o al marroncino per mimetizzarsi ancora meglio sul fondale.
Si tratta di caratteristiche “estreme”, che toccano per lo più carpisti impegnati con pesci molto difficili.
FILO
È l’indice che ci dice quanto è potente un amo. Gli ami a filo grosso sono appunto… grossi, ovvero realizzati con un metallo di diametro superiore per resistere a sforzi notevoli.
Gli ami a filo sottile sono invece realizzati per utilizzi particolari, ovvero la pesca di esemplari molto sospettosi che non ingoiano l’esca con decisione.
Gli ami a filo grosso hanno come vantaggio il fatto di garantire tenuta eccezionale anche quando dobbiamo forzare molto il pesce per tirarlo fuori dagli ostacoli. Di contro, hanno lo svantaggio della punta, che è ovviamente meno affilata; della penetrazione, che necessita di piombi più pesanti per andare a buon fine; del peso stesso: essendo più grossi, sono più pesanti, e questo può andare a influire negativamente al momento dell’abboccata.
Un amo a filo sottile “punge” meglio, penetra più rapidamente ma ha, dalla sua, lo svantaggio di non avere una tenuta eccezionale a sforzi estremi.
La maggior parte degli ami da carp fishing in commercio, comunque, è fatta apposta per sopportare forti trazioni.
Consigliamo, a chi inizia, di utilizzare ami a filo grosso esclusivamente se le nostre pescate si svolgono in grandi acque, con lenze calate dalla barca, o se abbiamo la necessità di togliere velocemente i pesci dagli ostacoli sommersi.
IL RAPPORTO AMO-ESCA
Oltre alle situazioni di pesca e al tipo di montatura, c’è un elemento che è decisivo, più dei primi due, nella scelta del tipo di amo e delle sue dimensioni.
Nello scegliere la misura dell’amo, infatti, non possiamo prescindere dalla relazione tra l’uncino, che deve pungere, e l’esca, che deve invogliare il pesce a mangiare.
Esemplifichiamo tutto con un tabella:
Boilie <10 millimetri – Amo 6-8
Boilie tra 12-16 millimetri – Amo 6-4
Boilie 18-22 millimetri – Amo 4-2
Boilie >22 millimetri – Amo 2-1/0
Perché l’esca e la dimensione dell’amo sono importanti?
Il motivo si chiama “effetto ombra”, ed è quella situazione in cui l’esca è troppo grossa, e con la sua massa impedisce all’amo di puntarsi quando la carpa aspira l’esca.
Pensiamo a un boilie da 24 millimetri, che è considerata “grande”, con un amo del 6 (piccolo): come può, un amo così minuscolo, puntarsi nella bocca della carpa se la massa dell’esca in movimento lo “copre”? Ecco perché, quindi, scegliere la dimensione giusta dell’amo in relazione all’esca è importante.
E questo vale soprattutto quando peschiamo con le boilie, che sono esche dotate di una certa “massa”, rispetto alle granaglie che, in genere, creano inneschi più piccoli.
Ovviamente, teniamo conto anche del peso: usare un amo numero 2 con una pallina da 12 millimetri non è sbagliato, anzi, ci sono situazioni, come la pesca vicino agli ostacoli, in cui un uncino di questo tipo è “obbligatorio”.
Però, teniamo bene a mente che un amo numero 2 è molto pesante e questo, al momento dell’aspirazione dell’esca, può trasformarsi in un movimento innaturale dell’innesco, quindi in un elemento di allarme per il pesce in pastura.
ESEMPI PRATICI
“Pesco soprattutto in cave non molto pressate, sto iniziando ora a prendere confidenza con il carp fishing” – Scegli un amo a gambo medio, con punta dritta, gola medio-ampia e occhiello lineare o appena rivolto verso l’interno. La taglia varia in base all’esca e al tipo di prede, oltre che dall’ambiente. Con un amo di questo tipo puoi realizzare il senza nodo, ovvero la giunzione base del carp fishing, e tutte le sue varianti complesse.
“Pesco in cave molto pressate e difficili, dove si fanno poche partenze” – La parola d’ordine è: tutto al minimo. Quindi, anche dimensione dell’amo (e dell’esca): in questi casi un uncino a filo fine, leggero, coated e molto appuntito è ciò che ci serve. Le carpe prese troppo spesso, infatti, sono solite mangiare delicatamente. Un amo leggero entra più velocemente nella bocca del pesce e, essendo a filo fine, ha una che “punge” meglio.
“Il mio ambiente è il grande lago, vado sempre a caccia di grosse carpe” – Grande lago, uguale grande amo. Non è sempre così ma… quasi. Nelle acque molto estese si fa un tipo di carp fishing molto più “duro”, e usiamo piombi pesantissimi, dai 160 grammi in su. Zavorre troppo grosse abbinate ad ami piccoli e a filo fine si traducono quasi sempre in slamate (un amo a filo fine “taglia” maggiormente i tessuti della bocca rispetto a un amo a filo grosso). Il consiglio è di non andare per il sottile, scegliendo ami a filo grosso, solidi e potenti.
“Pesco quasi esclusivamente in fiume, anche in piena corrente” – Come nel caso precedente, servono ami a filo grosso e da battaglia. Al di là della presenza degli ostacoli, che in fiume sono molto più diffusi che in acqua dolce, nella scelta conta tanto la potenza delle carpe, che è molto maggiore rispetto a quella delle “cugine” di acqua ferma. Un pesce di fiume nuota tutto il giorno nella corrente ed è quindi molto muscoloso. In più, una volta allamato, cercherà di sfruttare la corrente per slamarsi, quindi svilupperà più trazione sull’amo. Nella scelta conta anche la forma: niente ami galla gola troppo larga o troppo stretta, troppo inclini alla deformazione.
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