CHE COS'E' LO ZIG RIG?
Con il termine “zig rig” si indica una particolare tecnica del carp fishing che prevede la pesca delle carpe e degli amur negli strati intermedi d’acqua e non sul fondo.
In Inghilterra esiste dalla notte dei tempi, in Europa si è affermata negli ultimi cinque anni grazie ai grandi risultati che ha regalato ai garisti.
Tanto da essere, oggi, la tecnica principale per tutte le gare ufficiali.
PERCHE' LO ZIG RIG?
La tecnica è una sorta di pesca a stalking (inseguimento) fatta da fermo.
Il principio è questo: non aspetto che le carpe vengano sul mio innesco, ma sono io che porto l’innesco nel punto in cui sono le carpe.
Perché questi pesci, contrariamente a quanto si è sempre pensato, non stanno sempre sul fondo.
Anzi, passano la maggior parte del loro tempo, e in particolare le ore di luce, negli strati intermedi o a galla.
Dove, ovviamente, trovano cibo. E stanno lontano dalle lenze dei carpisti stese sul fondo…
QUANDO USARE LO ZIG RIG?
Lo zig rig è considerato una tecnica da periodi caldi.
Quando la temperatura si alza, i pesci tendono a venire verso la superficie, dove trovano calore e acqua più ossigenata grazie al vento, ma soprattutto cibo: per esempio, gli insetti.
Non a caso è proprio l’estate il periodo in cui si vedono maggiormente le carpe a galla.
Ma attenzione: anche in autunno e in inverno lo zig rig dice la sua, soprattutto negli spot più pressati.
LE ORE GIUSTE
In genere vediamo le carpe a galla dalla mezza mattina in poi: vedere il pesce in superficie è già un ottimo dato per convincerci a utilizzare lo zig rig, lasciando in borsa le montature classiche.
Le ore più calde sono le migliori, poiché le carpe sono attive negli strati alti, ma attenzione alla mattina presto: i pesci si spostano dai fondali, dove hanno passato la notte, in alto, dove invece trovano i primi raggi di sole per scaldarsi.
ZIG RIG ANCHE DI NOTTE?
È sbagliato pensare allo zig rig come a una tecnica puramente diurna. Naturalmente dà risultati migliori di giorno, ma non sono rare le catture fatte a zig in notturna.
Accade soprattutto nelle notti molto luminose, quando la luna illumina lo specchio d’acqua col suo bagliore.
E nei posti molto piccoli e pressati, dove ci sono tante lenze stese sul fondo: le carpe, infatti, non potendo fuggire da nessuna parte, si “rifugiano” a galla, dove non sentono le vibrazioni delle lenze e si sentono quindi più al sicuro.
LE MONTATURE DA ZIG
La tecnica dello zig rig può essere applicata attraverso due montature diverse per costruzione e tipo di assetto: zig rig “classico” e “regolabile”.
La montatura “classica” è la più semplice da realizzare: è sufficiente realizzare un normale trave applicare una clip portapiombo e attaccare alla girella un terminale lungo tanto quanto la distanza dal fondo a cui dobbiamo pescare.
Per esempio, se vogliamo pescare a 3 metri dal fondo, dovremo fare un terminale da 3 metri.
Naturalmente, con questa montatura è necessaria un’approfondita conoscenza del fondale da fare attraverso l’impiego di un galleggiante-marker. Infatti, è molto differente se davanti abbiamo un fondale massimo di 3 metri o uno di 10.
LO ZIG REGOLABILE
Davanti alle grandi profondità, la montatura migliore è senza dubbio lo zig regolabile.
Per spiegarlo in parole semplici, è identica alla montatura da marker ma con un terminale di 1,5 metri che parte dal galleggiante.
Recuperando con il mulinello o dando filo tenendo aperta la frizione, grazie a questa montatura possiamo piazzare l’esca all’altezza desiderata: sarà sufficiente prendere un punto di riferimento a 50 centimetri dal mulinello e contare le volte in cui recuperiamo o diamo filo.
L’operazione di moltiplicazione ci dirà a che altezza stiamo pescando.
Per esempio se, una volta lanciato e portato a galla il galleggiante, recuperiamo per 4 volte tenendo come riferimento il punto sulla canna, avremo fatto scendere verso il fondo l’esca di 2 metri (50 centimetri x 4).
Togliendo 1,5 metri di finale, sappiamo di essere in pesca 50 centimetri sotto il pelo dell’acqua (2 metri meno 1,5 uguale 50 centimetri).
Quella regolabile è una montatura più “invasiva”, ma è molto più versatile perché possiamo cambiare profondità molto rapidamente senza recuperare tutta la lenza, mentre con la “classica” dobbiamo recuperare tutto e cambiare la lenza.
LA STRATEGIA DI PESCA A ZIG
Prima di parlare di esche, è opportuno spiegare l’idea di fondo che sta alla base dello zig rig: dobbiamo “coprire” più zone possibili spostando l’esca nei diversi strati d’acqua in modo dinamico, al fine di capire dove stazionano i pesci. Infatti, durante l’arco della giornata, non stanno mai nello stesso punto ma si spostano in continuazione.
Ecco perché, disponendo di tre canne, è bene differenziare le varie montature in diversi strati d’acqua, al fine di “intercettare” i pesci proprio dove stanno mangiando.
Piccolo consiglio: i “tre quarti” sono sempre una buona base di partenza (ovvero, su un fondale di 4 metri, partiamo con una canna a 3, una a 2 e una appena sotto la superficie, se non a galla).
LE ESCHE DA ZIG RIG
Il simbolo dello zig è il foam, la spugnetta. Perché? Semplicemente, perché quando si è diffuso era la cosa più galleggiante, brillante e modellabile in commercio.
Oggi che la pesca a zig è diventata molto più di una moda, la classica spugnetta è stata soppiantata da esche più complesse e imitative, come gli insetti (bugs), le imitazioni di pellet, e le vere e proprie boilie per la pesca a zig.
Ma la spugnetta funziona ancora bene: le carpe si prendono lo stesso perché non puntiamo sull’attrazione degli ingredienti dell’esca, bensì sulla curiosità, e sul fatto di far trovare qualcosa davanti al muso del pesce.
IL COLORE CONTA TANTISSIMO
Così come cambiare profondità è fondamentale, altrettanto lo è cambiare spesso il colore dell’esca.
Pescando a zig ci accorgeremo che ci sono giorni in cui funzionano esche gialle, altri in cui i colori brillanti non vengono proprio considerati.
La nostra bravura starà nel cambiare esca di frequente fino a trovare quella che fa abboccare i pesci.
C’è una piccola regoletta che dice: “giornata di sole, colori scuri; giornata coperta, colori brillanti”. Tuttavia, non è una legge.
Attenzione: è molto importante giocare sul contrasto.
Chiediamoci perché spesso si usano esche composte da due spugnette, una scura e una brillante: la spugnetta scura, tenuta verso il fondo, contrasta bene con la luce del sole, per un pesce che arriva dal basso; la spugnetta brillante, piazzata in alto, invece, svetta di più di una scura contro il fondale scuro, e questo la rende più intercettabile dai pesci che arrivano dall’alto.
FINALI E AMI DA ZIG
Il finale da zig può essere fatto in nylon o anche in fluorocarbon, purché l’esca galleggi a sufficienza da tirarlo su tutto.
In commercio gli appositi fili da zig hanno la peculiarità di essere nylon cavi, o comunque molto galleggianti (mentre fluoro e nylon puri in genere affondando).
Gli ami devono essere piccoli (un 6 è spesso già grande), con una curvatura aperta, leggeri e dotati di cover antiriflesso.
Se acquisterete gli zig bugs già pronti, vi renderete conto di quanto siano piccoli gli ami usati in Inghilterra, e al contempo di quanto siano efficaci in tema di tenuta nella bocca del pesce.
PASTURA NELLO ZIG: SI' O NO?
La pasturazione nello zig non è indispensabile.
Ci sono spot dove lanciare uno rocket o uno Spomb equivale a mettersi un… cappotto. Infatti, nonostante molti carpisti siano difficili da convincere, piazzare l’esca nel punto giusto è più importante di pasturare bene.
Se vediamo i pesci a galla, lanciamo il nostro zig rig nelle vicinanze e spostiamo continuamente l’esca a diverse profondità.
I pesci sono già lì, non serve attirarli. Chi volesse pasturare deve creare una miscela molto liquida (sloppy, in inglese) che formi una nuvola una volta entrata in acqua, dove le carpe si perdono in frenesia alimentare.
Una buona miscela prevede l’impiego di boilies sbriciolate, farina di crisalide, pastura da fondo, micropellet e tanti liquidi attrattivi come il latte di cocco e tutti gli attrattori ad hoc creati dalle aziende del settore.
UN'ESCA PIU' ATTRATTIVA
A chi pesca senza pasturazione ma vuole comunque che l’esca emani un forte segnale alimentare, consigliamo l’impiego di attrattori liquidi o al gel molto densi, che emanino in acqua un messaggio attrattivo per diversi minuti.
Le polveri-gel attrattive e i prodotti come i Goo sono nati proprio per questo scopo.
COMBATTIMENTO LENTO
Il combattimento, nella pesca a zig, è delicatissimo.
Se stiamo pescando con la montatura classica, infatti, ci potrà capitare di avere montato un finale più lungo della canna, e in questo caso l’aiuto di un socio è fondamentale.
Meno complesso il combattimento con lo zig regolabile: tuttavia, anch’esso sbatte contro il limite numero uno di questa tecnica, ovvero il ridotto diametro dei finali che utilizziamo. 0,28, 0,25, e anche 0,20 millimetri: pescando a mezz’acqua, più il terminale è sottile, più è facile ingannare le carpe.
Ecco perché, quando si combatte un pesce che ha abboccato a uno zig rig, è consigliabile fare molta attenzione, recuperare lentamente e abbassare anche la canna di lato, se necessario.
Ami piccoli e lenze sottili sono infatti più esposti a rotture e slamature.
IN CONCLUSIONE
Lo zig o lo ami o lo odi. In genere, i carpisti si dividono così.
Tuttavia, bisogna vedere lo zig rig sotto un altro punto di vista: come una freccia in più nel nostro arco da utilizzare in momenti precisi.
Il consiglio è quello di non arrendersi alla pigrizia, ma di usare lo zig per quello che è: una tecnica che ci permette di pescare le carpe a mezz’acqua usando l’attrezzatura da fondo.
È una pesca fisica, dura, che richiede impegno e voglia di cambiare continuamente, ma i risultati che può regalare, soprattutto in termini di numero, sono impagabili.
Estate alle porte? It’s zig time!